Presentata in un convegno promosso al Meeting dalla Regione Emilia Romagna la ricerca “La sussidiarietà applicata al turismo” – Diverse le esperienze italiane ed estere di partenariato pubblico-privato prese in esame – Positivo il bilancio della legge 7 sul turismo: “E’ vincente fare rete tra i diversi protagonisti del settore”
In Emilia Romagna, in altre regioni italiane e all’estero, “il principio di sussidiarietà è utilizzato per rendere più competitiva l’offerta turistica territoriale”.
L’affermazione è contenuta nella ricerca “Sussidiarietà applicata al turismo” presentata al Meeting di Rimini nel corso di un convegno organizzato dalla Regione Emilia Romagna. Il testo (curato da Iscom Group per l’Osservatorio Turistico Regionale) è stato illustrato dall’amministratore delegato di Apt Servizi Andrea Babbi. Altri relatori hanno parlato di esperienze italiane ed estere di sussidiarietà applicata al turismo mentre le conclusioni sono state di Salvatore Taormina (Fondazione per la Sussidiarietà) e dell’assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna Maurizio Melucci.
Ma cosa si deve intendere per sussidiarietà? Le società di ordine superiore – è spiegato nella ricerca – devono aiutare, sostenere e promuovere lo sviluppo di quelle minori senza sostituirsi a loro se quest’ultime risultano idonee ad affrontare e risolvere i diversi problemi.
Questo concetto, viene ricordato, è presente nel Trattato di Maastricht (come principio guida per distribuire le competenze tra gli Stati membri e l’Unione Europea), nell’articolo 118 della Costituzione italiana (riformato nel 2001) che regola i rapporti tra regioni, province e comuni, è presente nella legge regionale sul turismo dell’Emilia Romagna (la n.7 del 1998). Una legge – spiega la ricerca – fondata su quattro pilastri: “sussidiarietà, concertazione, flessibilità, cofinanziamento regionale”.
La legge 7 – è precisato – ha un impianto di matrice sussidiaria con la presenza di soggetti attivi (Apt Servizi, Unioni di prodotto, imprese aggregate in club di prodotto) che ha permesso di ottimizzare gli interventi finanziari della Regione per il turismo e di attuare progetti di qualità. “Il mondo politico – si legge nella ricerca – ha capito che, per poter sfruttare le potenzialità del settore era necessario dare una organizzazione al comparto turistico, con soggetti e strumenti specifici, in grado di aggregare, ma anche di favorire, la capacità imprenditoriale locale”.
La legge regionale n.7 “ha così consentito di avviare un processo d’innovazione, razionalizzazione e ricostruzione dei soggetti preposti alla promo-commercializzazione contribuendo a cambiare lo scenario fino a quel momento in essere. Non si è trattato quindi solo di un rilancio, ma dell’ottimizzazione di un sistema già presente”. In particolare l’Emilia Romagna “ha recepito, nella propria normativa settoriale, il principio della sussidiarietà declinandola a partire dalla stretta connessione tra promozione e commercializzazione. La promozione è infatti di competenza dell’ente pubblico, mentre la commercializzazione è propria dei privati”. La spinta alla gestione della commercializzazione in forma integrata con la promozione “è strettamente legata alla tipologia di tessuto imprenditoriale turistico presente sul territorio: le tante piccole e medie imprese turistiche hanno la necessità di unirsi per una efficace ed efficiente gestione del processo di commercializzazione, e per avere strutture intermedie di coordinamento con strategie e indirizzi precisi”.
Un’ampia parte della ricerca è dedicata alla presentazione di esperienze di sussidiarietà applicate al turismo. In Italia è presentato il Sicilia Convention Bureau; in Francia le esperienze di Atout France (ex Maison de France), del Palais des festivals e des congrès de Cannes, del primo parco tematico europeo dedicato alla pesca (Pescalis); per la Spagna vengono presi in esame i casi di Turismo de Tenerife, Barcellona Turisme, Turismo Valencia.
Sono poi citati dalla ricerca alcuni esempi di partenariato e positivo rapporto pubblico-privato in Emilia Romagna che riguardano le infrastrutture e i collegamenti (la riqualificazione urbana del lungomare di Riccione e Riviera di Rimini Promotion), l’innovazione di prodotto (il Wine Food Festival Emilia Romagna), l’innovazione tecnologica (il portale www.visitemiliaromagna.com), i servizi diretti all’ospitalità (l’esperienza del servizio comunale di informazione e accoglienza turistica di Modena).
La scelta del modello più appropriato di governance turistica – così commenta la ricerca – “dipende molto dal contesto ma l’attuale impianto normativo della legge regionale n.7 dell’Emilia Romagna, soprattutto in riferimento agli strumenti per favorire il partenariato tra pubblico e privato, risulta adeguato” consapevoli però che questo strumento normativo va aggiornato per adattarsi ad un contesto imprenditoriale e ad un mercato in continua evoluzione.
“Fare rete – così conclude la ricerca sulla Sussidiarietà applicata al turismo – è condizione base per lo sviluppo turistico territoriale. E la scelta di coinvolgere pubblico e privato in questo percorso è lungimirante. È infatti più costruttivo decidere insieme, pubblico e privato, le linee e gli orientamenti dello sviluppo. In sintesi si può affermare che il partenariato pubblico e privato, se finalizzato a sviluppare delle azioni sul territorio, è in grado di creare valore per tutti. La sussidiarietà fa bene al turismo in Europa, in Italia e in Emilia Romagna”.
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24 Agosto 2010