Da nord a sud, l’Emilia Romagna strizza l’occhio alla Pop Art e alla sua esaltazione degli oggetti quotidiani: al centro delle rotonde stradali, affacciati sui rilievi appenninici, in autostrada e a due passi dal mare si possono ritrovare tantissimi oggetti giganti, dall’uovo alto 7 metri del piacentino alla macchina fotografica (un tempo sede di una bottega di un fotografo) a Rimini, e ancora panchine giganti, la biglia con Pantani, un’oca giocattolo realizzata da 16 tonnellate di acciaio – Nella Food Valley emiliano romagnola anche il cibo diventa gigante: la forma di Parmigiano Reggiano di 3 metri d’altezza, la tigellona gigante e il grappolo di Lambrusco alto come una palazzina a tre piani
10 Settembre 2020 – Una biglia gigante di 4 metri di diametro con l’immagine del ciclista Marco Pantani.
E’ il “benvenuto” in Emilia-Romagna che gli automobilisti avvistano sulla A14 all’altezza del casello di Imola sul prato antistante la sede della Mercatone Uno. Ma è anche un invito a scoprire i tanti oggetti “formato XXL” sparsi lungo tutta la Regione.
Il gusto per il fuorimisura -tutto americano e tipico della Pop Art (e di un suo celebre esponente, Claes Oldenburg)- ha contagiato negli anni anche gli Emiliano Romagnoli. Dal piacentino alla Riviera Romagnola si può intraprendere un itinerario alla caccia di queste curiose creazioni, che faranno la gioia degli Instagrammers, ma anche dei semplici curiosi in cerca… di pretesti di viaggio.
Appennino Reggiano
Tre panchine giganti di colore rosso “affacciate” sull’Appennino Reggiano. Sono tutte posizionate in punti estremamente panoramici, e in breve sono diventate attrazioni molto visitate e richieste dagli escursionisti. L’iniziativa “Big Bench Community Project” (BBCP) nasce per sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala ed è un’iniziativa no profit promossa dal designer americano Chris Bangle insieme alla moglie Catherine, cittadini di Clavesana, in Piemonte, dal 2009.
La panchina di Ligonchio, nel comune di Ventasso si trova sull’altura che sovrasta il paese, per raggiungerla bisogna salire lungo un sentiero che parte dalla piazza del borgo di Ligonchio di sopra. Tracciato in salita, ma di pochi minuti (N.86, geocoding: 44.31953, 10.34137).
La seconda “Big Bench” reggiana si trova sul tracciato del Sentiero Spallanzani, a Monte Fosola (Castelnovo ne’Monti), nella tappa che parte dal Castello di Carpineti (N°58, geocoding: 44.43598, 10.48094), ma è facilmente raggiungibile anche dal paese di Felina con una facile camminata agevole anche per i bambini.
Ultima arrivata in ordine di tempo la panchina gigante a Baiso. Si parte dalla piazza del paese, seguendo il sentiero del Cai 632 da via Castello di Baiso, per raggiungere, con una camminata a piedi di circa 25 minuti, la sommità del monte dove è stata collocata (N° 93, geocoding 44.509954, 10.609982).
Nel Modenese
Nelle intenzioni del suo autore, l’artista modenese Carlo Cremaschi, si presenta come “un grande giocattolo arrugginito abbandonato da un bambino gigantesco”, omaggio al Novecento. E’ “Kimera”, installazione con le sembianze stilizzate di un’oca giocattolo con le ruote, lunga 6 metri ed alta 3, realizzata lavorando su 16 tonnellate di acciaio. La si può ammirare nell’aiuola tra via Formigina e la strada per Cognento, nel modenese.
Per gli appassionati delle “rosse di Maranello”, fotografia obbligata al Cavallino Rampante alto tre metri e alla firma gigante di Enzo Ferrari che si possono vedere in centro a Maranello. Il primo, modellato in lamiera battuta, è uno dei luoghi più cari ai maranellesi e agli appassionati della Ferrari e svetta nella rotonda all’incrocio tra via Claudia e via Giardini. La firma del Drake si può invece ammirare in Piazza della Libertà, incisa in una lastra di metallo ossidato ad arte. I più esperti ricorderanno il legame vitale di Enzo Ferrari con l’inchiostro viola. Il motivo è un ricordo d’infanzia legato al padre Alfredo che, quando scriveva una lettera a macchina, aveva l’abitudine di conservarne una copia realizzata grazie a un piccolo torchio a pressione: il risultato era, praticamente, una fotocopia “ante litteram”. Il testo e la firma di quel duplicato assumevano sempre un colore violaceo: da lì, la fedeltà di Enzo Ferrari al viola.
A Cesena
La Biblioteca Malatestiana di Cesena (prima biblioteca civica al mondo, oggi nel Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO) ospita, nel corridoio del lapidario, l’Eroico Manoscritto, entrato ufficialmente nei Guinness dei primati come il manoscritto più grande al mondo. Il tomo, che supera i due metri altezza, è stato creato, scritto, decorato da oltre 3.500 persone e impreziosito dalle opere di 24 artisti romagnoli. Le gigantesche pagine (alte 2,10 mt e larghe 1,40 mt) rievocano in 18 episodi la storia di Cesena nella difesa e conservazione della Biblioteca.
Rimini
Nel 1948, in piena rinascita turistica di Rimini, un fotografo di Pennabilli (entroterra riminese), Elio Guerra, costruì interamente a mano una macchina fotografica gigante -che riproduceva le fattezze di una Ferrania-Galileo- a pochi passi dalla spiaggia e dallo storico Grand Hotel. La struttura era utilizzata da Guerra come bottega per il ritiro delle stampe degli scatti che faceva ai turisti in villeggiatura sul litorale riminese. Negli anni è divenuta uno dei simboli della Rimini turistica. Nel 2002 la costruzione è stata donata al Comune di Rimini e conservata come un monumento di modernariato a rappresentare l’occhio fotografico aperto della città sul mare.
Anche il cibo diventa gigante in Emilia Romagna: dal Parmigiano al Lambrusco
A Piacenza, nel cortile della Cavallerizza, l’area delle scuderie del Convento di Sant’Agostino, fondato dall’abate Baragotti, si trova “Favole”, creazione di Romano Bertuzzi, un uovo di 7 metri di lunghezza per 15 quintali di peso donato nel 2015 alla città e realizzato impiegando materiali modernissimi, gli stessi utilizzati per gli scafi delle imbarcazioni.
All’ingresso dell’abitato di Bibbiano, nel reggiano, sulla rotatoria nella strada provinciale 28 a Barco, si trova un monumento che celebra l’oro bianco della food valley emiliana, il Parmigiano Reggiano. Posato su un prato verde fa bella mostra di sé uno spicchio di 3 metri e mezzo di altezza per 32 tonnellate di peso, ottenuto da marmo di Carrara. L’opera, realizzata dall’artista di Montecchio Michelangelo Galliani, contempla anche il caratteristico coltellino a “mandorla” per staccare le scaglie dalla forma e una parete di un antico caseifìcio, emblema della più bella architettura rurale dell’Ottocento. L’installazione è stata posta simbolicamente a due passi dall’antico confìne tra due antichi stati, il Ducato di Modena e Reggio e quello di Parma, dove il Parmigiano bibbianese, così ricercato sui mercati farnesi, non poteva transitare, se non a rischio di pesanti sanzioni o dazi.
Al centro della rotatoria viaria “Vignolese-Tangenziale” (quadrivio di immissione a Modena , situata all’incrocio fra Via Vignolese e la Nuova Estense), svetta, con i suoi 12 metri di altezza e oltre 6 di larghezza, la “Porta del Lambrusco”, monumento al celebre nettare locale dell’artista modenese Erio Carnevali. Si tratta di un grappolo di uva composto da 240 acini di vetro soffiato, di diverso diametro e forma, prodotti nelle fornaci di Murano da una équipe scelta. Collocate in gran parte sul tralcio superiore del grappolo si trovano anche numerose foglie, di varie dimensioni, realizzate in rame per ricordare, in particolare, i colori dell’autunno.
E’ dedicata ad un’altra eccellenza modenese, l’Aceto Balsamico Tradizionale, “Essenza”, l’opera che gli architetti Nadia Ugolini e Alessandro Zomparelli hanno realizzato e dedicato a Rolando Simonini, fondatore della Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto. La scultura, inaugurata domenica 2 ottobre 2011, è situata alle porte di Spilambero (nella rotatoria tra la SP 16 e la SP 623) e rappresenta una goccia gigante di Aceto Balsamico. Come hanno spiegato anche gli artisti, la forma perfetta della goccia, liscia, sinuosa, morbida, ma anche dotata di corpo, sembra rappresentare l’essenza propria dell’Aceto Balsamico Tradizionale, racchiudendo nel suo interno tutto il mondo da cui proviene, come risultato del lavoro della natura e dell’individuo, come scrigno che custodisce la tradizione, come concentrazione del tempo e dello ‘spirito’.
Ufficio Stampa Apt Servizi – Tel. 0541-430.190
10 Settembre 2020