Nel 2001, a Firenze, quando ero collaboratore esterno dell’Istituto di Studi Storici e Geografici dell’università, parlando con il Prof Leonardo Rombai accettai da lui il consiglio di occuparmi della Via Romea dell’Alpe di Serra, data la mia residenza in Casentino e l’importanza storica di questa strada che da lì transitava. Nel 2003 feci una serie di documentari con la Televisione Canale 102 per rendere noto questo itinerario al pubblico. Nel 2004 pubblicai l’itinerario della Via Romea dell’Alpe di Serra in un libro intitolato “Sentieri storici in Italia” edito dall’Istituto Geografico De Agostini. Negli anni che seguirono condussi ricerche sul terreno e storiche per acquisire maggiore conoscenza di questa Via che decisi di definire, per distinguerla da altre vie romee “Via Romea di Stade” poiché l’itinerario era stato registrato in un documento del 1236 dall’Abate Albert di un monastero benedettino della città anseatica di Stade sulla foce del fiume Elba.
Il 7 marzo 2007, dopo aver discusso questa strada e l’impellenza di un suo recupero con il Dr Uwe Schott di Plankstadt, che possiede una casetta nel borgo di Moscaio (Bibbiena) sulla Via Romea, decidemmo di comune accordo di recarci in Germania e precisamente ad Ochsenfurt sul Meno, a sud di Wurzburg, dove il Dr Uwe Schott ed il Sindaco di quella città, Dr Wesselowski, avrebbero adunato 12 sindaci di comuni tedeschi attraversati dall’itinerario ed alcuni operatori turistici di città attraversate dallo stesso itinerario. Fu così che preparai una conferenza illustrativa, tesa ad informare del mio progetto di recupero del patrimonio culturale europeo della Via di Stade che traversava la valle del Casentino dove risiedevo. L’accoglienza fu entusiasta e subito si fecero accordi preliminari per implementare il progetto
L’obbiettivo successivo in agenda era informare tutte le altre località dell’itinerario, interessare ulteriori potenziali luoghi di sosta, enti e privati cittadini, quindi fondare una associazione di promozione ed attuazione del progetto mediante un nuovo incontro. Il 14 novembre 2008, si tenne quindi un incontro a Bad Neustadt sul Saale in Franconia e si realizzò la prima stesura di uno statuto, discutendo anche i primi sviluppi e i nuovi contatti.
Il 30 gennaio 2009 si fondò a Hornburg nell’Harz, l’Associazione della Via Romea dell’Abate Alberto di Stade (Förderverein Romweg – Abt Albert von Stade e.V.). La cerchia dei partecipanti era aumentata e copriva circa la metà dei comuni traversati dall’itinerario e menzionati nel documento di Alberto di Stade come tappe sulla via di Roma nel 1236. Lo statuto fu approvato e l’associazione fu registrata e fu votata la presidenza, con Presidente il Sindaco di Schladen, Andreas Memmert, il Dr, Uwe Schott Vicepresidente; fu eletto anche il consiglio direttivo. Una prima assemblea dei soci ebbe luogo nel giugno 2009 a Garmisch-Partenkirchen alla quale partecipò anche una delegazione di comuni italiani ed associazioni locali situate lungo il percorso, in particolare Galeata e Santa Sofia Il 6 dicembre 2009 si tenne a Capaccio presso Santa Sofia una conferenza organizzata dall’Associazione Pasquale II, rappresentata dal Dr. Emilio Nanni
Ai primi di settembre del 2011 fu deciso, con gli amici tedeschi e mediante l’impegno organizzativo di Patrizia Filippi di Bagnacavallo – che da residente in Bassa Sassonia già nel febbraio 2009 mi aveva contattato esprimendo la volontà di partecipare al progetto – di organizzare un viaggio da parte di un gruppo che oltre al sottoscritto e il Dr Uwe Schott comprendeva: Franco Alessandri, geografo esperto di rilievi GPS GIS dell’Associazione Comunità Toscana il Pellegrino; l’Ingegner Flavio Foietta, sindaco di Santa Sofia; il Dr. Rodolfo Valentini, ex sindaco di Galeata; il Sig Luigi Giusti, assessore del comune di Subbiano; Patrizia Filippi in veste di organizzatrice e interprete, con l’intento di verificare la fattibilità del progetto. Ci recammo a Stade e il 1 settembre fummo ricevuti ufficialmente dal sindaco, e quindi camminammo per circa una settimana lungo il percorso individuato localmente come Via Romea, da Celle a Wernigerode (Sassonia-Anhalt) ai piedi dell’Harz, ricevendo il benvenuto dai sindaci delle località traversate.
La nostra visita in Germania è stata ricambiata dal 13 fino al 22 maggio 2011 da una delegazione tedesca composta da amministratori locali ed appassionati provenienti in parte dalla Sassonia-Anhalt ed in parte dalla Franconia, che hanno camminato da Sant’Albertyo di Ravenna a Subbiano dove si è svolto un convegno nella grandiosa sala conferenze del castello di Valenzano. Anche qui gli amministratori locali non hanno lesinato gli onori ai moderni pellegrini.
I19.11.2011, si è tenuta, a Forlì, nella Sede comunale, l’assemblea costitutiva dell’Associazione Italiana Via Romea di Stade, a cui hanno partecipato il Comune di Bolzano, i Comuni della Romagna, Toscana e Umbria.
Un evento successivo ha avuto luogo dal 19 al 27 maggio 2012 con la camminata da Dinkelsbühl a Würzburg in Franconia, con delegazioni dalla Romagna, dalla Toscana, dalla Sassonia-Anhalt e dalla Bassa Sassonia, e una delegazione da Bibbiena che ha fatto il primo passo per un gemellaggio con Ochsenfurt, primo gemellaggio lungo la Via Romea. Certamente non sono mancati né i ricevimenti ufficiali, né le occasioni per approfondire amicizie nate negli incontri precedenti.
A settembre 2012 gli amici tedeschi, in occasione della ratifica del gemellaggio Ochsenfurt-Bibbiena, hanno ricambiato la visita e insieme si è percorso il tratto Subbiano- Arezzo-Castiglin Fiorentino-Cortona-Castiglion del Lago-Città della Pieve-Fabro. L’evento si è concluso il 30 settembre a Bagno di Romagna alla presenza del Cardinale Bertone.
Il 15.6.2012, l’Associazione si è costituita con atto notarile.
Il 12 gennaio 2013, nella prima assemblea ordinaria, è stato nominato il Consiglio direttivo ed è stato definitivamente stabilito il nome del tracciato in VIA ROMEA GERMANICA.
La descrizione dell’itinerario , fatta dall’Abate Alberto di Stade nel 1236 è di particolare rilievo poiché numerose località e collegamenti stradali figurano per la prima volta in un documento scritto. Anche se l’importanza di queste località e strade diminuisce agli inizi dell’era moderna, a causa di una nuova viabilità sviluppatasi a collegamento dei nuovi centri commerciali, nell’era industriale, il percorso della Via Romea persiste, rimanendo presente in carte del XVI fino al XVIII secolo. Occorre anche esaminare il periodo storico di Alberto di Stade rintracciando i documenti storici attestanti vicende relative ai luoghi salienti del percorso, giungendo così ad una plausibile spiegazione della scelta dell’Abate. E’ emersa ad esempio la notizia che alcuni vescovi di Arezzo erano in origine sassoni e continuarono ad avere una loro guardia armata da quella regione della Germania fino a tempi relativamente recenti. Fatto è che ad Arezzo persiste la memoria di una guardia sassone nel nome della Via Romea laddove giunge presso il Duomo di Arezzo e si chiama Via Sasso Verde (Saxen Gard). Pare infatti che gli Ottoni avessero particolari simpatie o interessi per il territorio di Arezzo e per i vescovi della Diocesi e per questo motivo il ramo principale della Via del Brennero transitava per l’Alpe di Serra – uno dei più antichi passi dell’Appennino – e per questa città e non, magari, per la Val Tiberina.
Molti fra gli abitanti dei comuni appenninici tra Romagna e Toscana conoscono, anche solo per nome, il Passo dell’Alpe di Serra (1148m), fra questi sono diversi coloro che hanno sentito parlare di Via Vecchia Romagnola precedente al Passo dei Mandrioli (1173m), o addirittura di Via Maior, come la descrivono atti notarili camaldolesi dal 1000 ai nostri giorni. Molti abitanti della Valle Santa, dalla parte della Toscana a della valle del Savio sul versante romagnolo ricordano che i nonni traversavano l’Appennino, per lavoro, per acquisti o per vedere la loro fidanzata, per l’Alpe di Serra. I lastricati, i ciottolati, le massicciate di molti tratti di questa strada, tra Bibbiena e Bagno di Romagna, hanno colpito l’immaginazione di molti curiosi, appassionati di storia ed archeologia, od anche cercatori di funghi, che hanno spesso attribuito il nome di Strada Romana a quella che è in realtà una strada preesistente la conquista romana anche se nulla di specificamente “romano” è oggi visibile lungo il percorso ed i lastrici e le massicciate non risalgono che a pochi secoli fa.
Ma ecco che in Sassonia, nella biblioteca Herzog August di Wolfenbuttel, viene a capitare nelle mani di un ricercatore della metà dell’800 un documento scritto verso il 1236, che descrivendo le strade che collegano la città anseatica di Stade a Roma, a beneficio dei pellegrini, esplicitamente include come tappe di un itinerario possibile, Forlì, San Martino in Strada, Meldola, Civitella, Bagno di Romagna, l’Alpe di Serra, Campi di Bibbiena, Subbiano, ecc. Il documento, parte deglli Annali di Stade (Annales Stadenses) era stato compilato dall’abate Alberto, un frate francescano del convento di Santa Maria di Stade, in forma di racconto – come spesso si faceva nel medioevo – che descriveva una conversazione tra due frati pellegrini romei: Tirri e Firri, ma che in realtà forniva diversi itinerari con dati precisi su luoghi da traversare, distanze da percorrere e anche sulle condizioni della strada, per il viaggio di andata e di ritorno da Roma. Fra gli itinerari forniti da Albert von Stade c’è anche la prima descrizione della via del Brennero. Stade era allora una città scandinava dove affluivano i viaggiatori della grande penisola nordica diretti verso sud, quindi la guida di viaggio dell’Abate Alberto deve essere servita a molti. Qualche anno più tardi, verso il 1250, un monaco benedettino anglonormanno, Matthew Paris, noto cronista, illustrava in una sua mappa di pergamena a colori i possibili itinerari dalle isole Britanniche e dalla Francia, per Roma. La cosa interessante è che anche Matthew Paris consiglia l’Alpe di Serra come uno dei passi più convenienti dell’Appennino. Ciò rafforza l’assunzione che questo passo fosse abbastanza importante. La mappa di Matthew Paris si trova conservata nella British Library e fu pubblicata nel 1895 da K. Miller. A questo punto non restava che esaminare i documenti e vedere quanto sia possibile ricostruire la rete stradale per Roma fornita da questi prelati del XIII secolo e forse riproporre ai pellegrini di oggi, che non solo per moda, ma per motivi culturali, spirituali or per salute desiderano ripercorrere le antiche strade, in quanto “fiumi della storia”, “arterie della circolazione dell’organismo cultura” e antichi legami tra popoli che solo in epoche relativamente recenti sono stati separati dalle frontiere degli stati- nazione. Il lavoro di ricerca ormai volge al termine e si può dire che il tracciato da STADE a ROMA è non solo conosciuto, ma anche percorribile, salvo alcuni tratti ancora in discussione.(Giovanni Caselli)
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