Venerdì 7 Maggio 2021
Opere di Arnaldo Pomodoro, Alberto Burri, Mauro Staccioli, Tonino Guerra, Mimmo Paladino, Marco Bravura e tanti altri: l’Emilia Romagna è un vero e proprio museo d’arte a cielo aperto, dove percorsi nella natura, parchi e luoghi urbani sono a servizio dell’arte e accolgono sculture, monumenti e fontane accessibili a tutti, oltre a installazioni di grandi artisti contemporanei create ad hoc – Scoprire le opere d’arte en plein air è un modo alternativo per visitare le città d’arte emiliano-romagnole – Dalle sculture di Arnaldo Pomodoro recentemente installate a Santa Sofia (Fc) e a Soliera (Mo), alla città di Reggio Emilia ricca di opere contemporanee urbane, dai Musei a cielo aperto di Fanano (Mo), Bedonia (Pr) e Faenza (Ra), alla creatività dei Mutoid a Santarcangelo, dagli artisti celebri a Ravenna e Ferrara al Parco delle sculture di Santa Sofia, passando dalle Fontane di Tonino Guerra (FC).
Sono dello scultore Arnaldo Pomodoro, nato a Morciano di Romagna, due opere installate recentemente en plein air, in altrettante località dell’Emilia-Romagna. Si tratta di “Obelisco per Cleopatra” esposto a Soliera, nel modenese, e “Cono Tronco”, ospitato nel Parco di Sculture di Santa Sofia, ai piedi dell’Appennino Tosco Romagnolo, dove l’artista ha vinto l’edizione 2020 del Premio Campigna (premio di arte moderna nato nel 1955 e che si tiene ogni anno in autunno). L’ultima in ordine di tempo è invece dell’artista Gaetano Pesce, una scultura rosa di grandi dimensioni installata a Ferrara per omaggiare le donne.
Queste sono solo alcune delle opere a cielo aperto che si possono trovare visitando on the road l’Emilia Romagna. Da nord a sud, la Regione è un vero e proprio museo a cielo aperto, gratuito e alla portata di tutti, seminato di opere firmate da grandi nomi internazionali dell’arte: da Mimmo Paladino a Robert Morris, da Mauro Staccioli a Tonino Guerra, da Alberto Burri a Anne e Patrick Poirier, Bertozzi&Casoni, Giò Pomodoro, Ettore Sottsass, Giuseppe Spagnulo, Marco Bravura, da Ilario Fioravanti ai Mutoid e tanti altri.
Partendo da Reggio Emilia, dove la contemporaneità si respira tra le opere sparse per la città, si arriva nel modenese, nei parchi di sculture tra Fanano e Maranello. Dalla parete ceramica dell’Ospedale di Imola invece si può raggiungere Faenza grazie alla mappa del Museo a cielo aperto faentino, o arrivare a Ravenna dove le installazioni di ferro dialogano con l’arte antica. Si può scegliere di viaggiare in Romagna sulle tracce delle Fontane ideate da Tonino Guerra o delle opere di Arnaldo Pomodoro nel riminese, o puntare al Parco delle Sculture di Santa Sofia, nato dal Premio Campigna, per camminare tra opere adagiate sull’alveo del fiume Bidente o sospese sul fianco di una collina, o raggiungere Mutonia, il parco delle opere dei Mutoid a Santarcangelo di Romagna fino alla recente installazione della Maestà di Pesce a Ferrara.
L’anima contemporanea di Reggio Emilia
Diverse opere d’arte all’aria aperta caratterizzano la città di Reggio Emilia che al visitatore si presenta subito in veste contemporanea grazie alla Stazione Mediopadana, le gigantesche onde bianche diventate celebri e considerate una cattedrale dal design avveniristico. Ideata dall’archistar Santiago Calatrava la struttura è composta da 19 moduli di 25,4 metri, costituiti da una successione di 25 portali d’acciaio sfalsati e distanziati a un metro l’uno dall’altro che danno un particolare ‘effetto onda’. Per realizzarla sono servite circa 14.000 tonnellate di acciaio, una volta e mezzo il peso della Tour Eiffel. A pochi metri di distanza si trova la prima di diverse opere disseminate nella città, la scultura che testimonia l’ingegno di Franco Reggiani (Reggio Emilia, 22 agosto 1926 – 10 settembre 1991) celebre designer, formata da parti fondamentali di sette differenti autovetture, dal musetto dell’Alfa P12, al cofano e all’alettone della Ferrari T5 di Villeneuve. Procedendo verso il centro, in Piazza Duca degli Abruzzi, d’un tratto spunta un secchio in lamiera con un pesce stretto all’interno del recipiente, di cui si vedono la testa e la coda. Sono 15 quintali di acciaio plasmato per una raffigurazione fuori scala, ma eccezionalmente dettagliata nei propri minimi particolari, alta circa 5 metri. L’opera Pesce fuor d’acqua è di Giovanni Menada, artista cittadino. L’opera permanente Less Than di Robert Morris, realizzata nel 2005, è stata invece pensata appositamente per il silenzioso Chiostro Piccolo all’interno del complesso monumentale dei Chiostri di S. Domenico. Morris, uno dei più significativi artisti americani del dopoguerra, è uno dei fondatori del minimalismo. Nella sede dell’Università si può ammirare l’Araba Fenice, colonna in marmo travertino realizzata da Luciano Fabro nel 2005. Particolarità dell’opera è la luce naturale dello spazio che gioca con la cangiante materia dell’opera. Danza di Astri e stelle, scultura di Eliseo Mattiacci, è stata creata ad hoc per l’ampia distesa verde che si estende a sud dell’Ex Fonderia, attuale sede di Aterballetto. Tre grandi lastre di acciaio di dieci metri comunicano con l’infinito come un libro di astronomia in continua esplorazione. Da segnalare anche, nella rotatoria di Piazza Duca d’Aosta, l’opera d’arte astratta di Marco Gerra. Alta 10 metri, dal peso di 90 quintali, è composta da otto forme geometriche fra loro saldate e verniciate, collocate in modo tale valorizzare l’effetto prospettico del ‘cannocchiale visivo’ creato dal rettilineo storico della Via Emilia https://turismo.comune.re.it/it/reggio-emilia/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/opere-artistiche/
Nel modenese la scultura è a cielo aperto
Un’opera di Arnaldo Pomodoro è stata installata recentemente a Soliera, nel modenese. È l’Obelisco per Cleopatra, opera monumentale che per i prossimi tre anni farà parte integrante del contesto urbano nella piazza antistante il Castello Campori. 14 metri di altezza, progettata per la messinscena della Cleopatra e realizzata nel 2008 in acciaio, corten e bronzo.
Sempre in provincia di Modena ha un fascino tutto suo il Museo di sculture all’aperto di Fanano, raccolta di opere selezionate negli anni dal Simposio Internazionale di Sculture su Pietra, nato dall’esigenza di nuovi spazi per la scultura contemporanea all’inizio degli anni Settanta e per celebrare l’arte degli scalpellini, detti “picchiarini”, mestiere che ha origini molto antiche nel territorio di Fanano. Realizzate prevalentemente con la pietra locale, il sasso di “Macchia”, le sculture sono dislocate su un territorio che coinvolge le frazioni di Lotta, Serrazzone, Trignano, Canevare, Ospitale, Fellicarolo, Trentino, con propaggini sino a Castelfranco, Maranello, Marano sul Panaro, Guiglia e Modena e sono talmente mimetizzate nel contesto urbano e naturalistico da rendere questo paesaggio unico nel suo genere. 220 le opere installate nell’ambiente urbano che si possono visitare, scegliendo l’itinerario più consono grazie alla georeferenziazione delle opere sulla piattaforma Google Maps, dove si può trovare: la scheda tecnica dell’opera con autore, anno e breve storia, anche in lingua inglese http://www.simposiodifanano.eu/mappa-ussp
A Bedonia, nel parmense, si celebra la pietra arenaria
Anche il tessuto urbano di Bedonia (Pr) ospita le sculture realizzate nell’ambito dei Simposi internazionali di Scultura in pietra arenaria di Carniglia iniziati nel 2000 con cadenza biennale. Due gli spazi dove si concentrano le opere realizzate in questa pietra particolarmente pregiata, di colore grigio intenso, che sin dall’inizio del XX secolo viene estratta vicino alla città: il centro storico e il Parco della Peschiera. Si possono ammirare opere di: Gianantonio Cristalli, Bon Gyu Lee, Olli Mantere, Sybille Pasche e Jorge Romeo, Massimo Canato, Ko Jae Chun, Maria Goretti Alfonso Ortega, Milena Taneva, Grazia Volanti https://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=78406
A Imola un prato di margherite incornicia l’ospedale
Ditelo con i fiori è il titolo dell’opera Neo-Pop in ceramica che il duo di artisti Bertozzi&Casoni ha realizzato nel 1994 per l’Ospedale Civile di Imola (Bo). Questo pannello architettonico di 11 mt. di larghezza per 8 di altezza, destinato alla collocazione esterna dell’Ospedale e che ricopre una intera parete dell’edificio, è uno straordinario equilibrio armonico tra colori e volumi architettonici post-moderni. Gli artisti sono riusciti a rendere la tridimensionalità con centinaia di margherite colorate che spuntano letteralmente dalla parete.
Il Museo all’aperto di Faenza
Il percorso di opere d’arte contemporanee esposte negli spazi della città a Faenza (Ra) a partire dal primo ‘900 rappresenta nel complesso un’importante parte della storia della città. Questo Museo all’aperto, mappato dal Comune, comprende oltre 70 opere che documentano cronologicamente l’evoluzione dei vari stili e l’intreccio fra artisti faentini, nazionali ed europei. La ceramica recita il ruolo di protagonista, anche se sono molte le opere di grande pregio realizzate con altre tecniche, che si affacciano su rotonde, parchi, giardini e piazze. Partendo dalla porta che incornicia l’ingresso del Museo delle Ceramiche di Faenza, realizzata da Mimmo Paladino per celebrare la nomina Unesco ottenuta dal Museo nel 2011, si va alla scoperta delle altre sculture poi disseminate in tutta la città. Per citarne alcune: in Via Oberdan spicca la Cabina Enel di Ettore Sottsass, un involucro in marmo bianco e pietra grigia, in Piazzetta Ballardini si può ammirare la Fontana di Hidetoshi Nagasawa, in Piazzale Golinelli protagonisti sono i Lottatori di Ivo Sassi, in Piazzale Tambini c’è La Giostra Infinita di Giuseppe Spagnulo, in Via Frontali, su un muro, si vedono 32 installazioni in gres smaltato, opera della ceramista faentina Mirta Morigi, in Viale Marconi spicca la composizione in bronzo Espansione di Felice Samorè. Sulla circonvallazione poi ogni rotatoria accoglie una grande opera, come La Spirale di Germano Sartelli (Rotonda I° Maggio) o le 3 stele in ceramica smaltata Senza Nome di Ivo Sassi (Rotonda Donatori di Sangue) e le Anfore alte 14 metri di Franz Stahler. La mappa delle opere si trova al link: http://www.comune.faenza.ra.it/Guida-ai-servizi/Settore-Territorio/La-Promozione-dell-Arte-Contemporanea/Museo-all-aperto-di-opere-d-arte-contemporanea
Le sculture contemporanee in giro per Ravenna
Ravenna è considerata la capitale internazionale del mosaico, ma la città sa accogliere e valorizzare ogni forma d’arte e fa dialogare l‘antico patrimonio artistico con l’arte contemporanea. Diverse le installazioni create da grandi artisti, come nel caso del Grande Ferro R, un’opera scultorea di Alberto Burri del 1990 intervento site specific realizzato per il complesso del Palazzetto Mauro De André di Ravenna. L’opera ha come tema principale il teatro (più volte indagato dal maestro umbro), simboleggiando una scena teatrale, ma che rimanda al contempo al rapporto della città di Ravenna con la pineta di Lido di Classe e il Porto (richiamando nella forma anche una carena di nave rovesciata).
Due sono le sculture che si trovano di fronte al MAR, il Museo d’Arte della città di Ravenna: la monumentale scultura di grandi dimensioni di Mimmo Paladino, dal titolo Cavallo che si erge per più di quattro metri da terra, in cotto dipinto su un monolitico basamento ruggine e, accanto, la RotoB di Marco Bravura, opera musiva posizionata in occasione di un’edizione della Biennale del Mosaico. L’opera è una rotoballa a grandezza naturale riprodotta in tessere di mosaico dorate, realizzata dal mosaicista su una struttura in vetroresina con un diametro di 180 centimetri e 120 di profondità.
Diverse sono poi le opere del giovane bolognese Davide Rivalta, artista che popola le città di tutto il mondo con massicci animali, collocandoli nei posti più impensati. Le più celebri sono le Bufale in bronzo, 7 corpi a grandezza naturale, che si trovano nel prato antistante la Basilica di Sant’Apollinare in Classe posizionate davanti all’ingresso come se stessero entrando per una visita. La stessa intensità è espressa nel chiostro interno al Palazzo di Giustizia, dove si possono invece ammirare i Gorilla (Occulti latices), sempre a grandezza naturale. Sul piano simbolico, se il Palazzo di Giustizia rappresenta la dimensione etica, la coscienza civile di una società, con il suo ordinamento e le sue leggi, i Gorilla, per contro, evocano la condizione pre-culturale dell’uomo. Per informazioni: http://www.turismo.ra.it
Nel cesenate, in città e nei borghi, opere d’arte all’aperto tra ghisa e bronzo
Il giardino pubblico di Cesena in Via Gramsci è stato restaurato nel suo aspetto ottocentesco dall’Architetto Pier Luigi Cervellati che vi ha inserito al centro un grande gazebo in ghisa. La particolarità sta nella esposizione di lampioni storici che si sviluppa tutt’intorno. Particolarmente pregevoli per la ricchezza di decorazioni sono i due candelabri di Dublino (1880 ca.) e quello di Torino (1890); gli altri, più semplici, provengono da Parigi, Firenze, Venezia, Padova e Parma. L’allestimento, per volere della Fondazione Neri – Museo Italiano della Ghisa, si configura come un museo all’aperto dell’arredo urbano. In un lato del parco sono poi allineate alcune sculture raffiguranti i personaggi della Commedia dell’Arte (tre a sinistra e sei a destra di un ingresso). Le figure in bronzo, opera dello scultore Domenico Neri, sono state donate alla città dall’autore. Davanti al vicino Teatro Bonci si trova l’opera d’arte dell’artista Adriano Bimbi Il musicista e i cani, mentre le statue dello scultore cesenate Leonardo Lucchi sono disseminate in vari angoli della città, come nel caso del gruppo scultoreo Gli Equilibristi nel Vicolo Stalle, nel cuore urbano di Cesena.
Sulla facciata del nuovo cimitero di Cesena due opere in bronzo sono dello scultore, architetto e pittore Ilario Fioravanti. Dell’artista cesenate, tra i più amati artisti romagnoli dalla critica, ci sono circa 40 opere sparse sul territorio. Tra queste: la “Ragazzina sulle mura” seduta sul muro del Castello di Longiano; la Medea di bronzo, a Roncofreddo; a Sorrivoli deliziosa frazione di Roncofreddo, dove è situata la Casa dell’Upupa di proprietà l’artista, c’è la scultura di bronzo “Saffo”; a Savignano sul Rubicone nel Parco Don Riccardo Cesari l’opera in bronzo “L’Attesa”, in onore dell’attività dei partigiani durante la seconda guerra mondiale.
Il Parco di sculture all’aperto di Santa Sofia (Forlì-Cesena)
Il Parco di sculture all’aperto di Santa Sofia è il più celebre museo a cielo aperto dedicato alla scultura in Romagna. Tra il fiume Bidente e il Parco delle Foreste Casentinesi, il Parco fluviale di sculture sulle rive del Bidente è in continuo mutamento, visto che si arricchisce ogni anno delle opere del Premio Campigna, assegnato nel 2020 ad Arnaldo Pomodoro con l’opera Cono tronco 1972 collocata nell’alveo del Bidente. L’itinerario, da percorrere rigorosamente a piedi, parte da Parco Giorgi, nel centro storico di Santa Sofia, e prosegue fino a località Capaccio. Aprono il percorso l’opera di Mauro Staccioli Santa Sofia ‘93 e l’opera di Hidetoshi Nagasawa Sotto l’albero del ginkgo. Costeggiando il fiume si trova, sulla facciata laterale di un edificio, lo specchio spezzato di Chiara Pergola e da questo punto si può scendere con una scala nell’alveo del Bidente. Qui, proseguendo verso sud si possono ammirare in successione gli interventi artistici di Anne e Patrick Poirier, Giulio De Mitri con Il giardino di Psyche e la scultura-panchina in legno di Cuoghi Corsello. In località Colonia sono collocati poi il Nido bronzeo di Giuseppe Maraniello e la torre in cancelli di ferro battuto di Flavio Favelli. Continuando sul sentiero si giunge in un pianoro sul Bidente (loc. Brusatopa), in cui troviamo le installazioni monumentali di Eliseo Mattiacci, Nicola Carrino, Luigi Mainolfi. E ancora Andrea Nacciarriti con Campionamenti #4 (2006) Francesco Bombardi con Verità Fluttuante. Proseguendo ulteriormente lungo il sentiero è possibile raggiungere la fontana di Capaccio con le due steli di Francesco Somaini (http://www.visitsantasofia.it/it/parco-sculture/).
Le sculture degli anni Novanta a Riccione
Anche il centro di Riccione offre un percorso d’arte a cielo aperto. Proprio davanti alla stazione, luogo degli arrivi e delle partenze, campeggia Hippo, il cavallo alato creato dall’artista Marco Lodola, uno dei fondatori del gruppo Nuovo Futurismo. Il novello Pegaso è percorso da fili elettrici racchiusi nel plexiglass, che di notte si accende di luci multicolori. Sulla piazza antistante il Palazzo del Turismo si trova la Fontana del nuotatore del 1958, opera in bronzo, frutto della collaborazione tra l’architetto Elio Monesi e lo scultore Remo Brioschi. L’opera rappresenta un giovane e atletico nuotatore nell’atto di tuffarsi in mare. La statua bronzea del Santo Pontefice, opera della scultrice milanese Elena Ortica si trova invece il parco comunale Giovanni Paolo II.
In piazza Matteotti si trova una fontana dal sapore di un tempo, al centro della quale è posta una pompa a ruota, realizzata dall’artista locale Mauro Simoncioni, fedele riproduzione dell’antica pompa di fine ‘800 da cui si attingeva l’acqua a Riccione Paese.
Davanti al Centro Culturale della Pesa, sede della Biblioteca Comunale e del Museo del Territorio, si trova la scultura in marmo l’Albero, realizzata nel 1992 dall’artista rumena Andreia Bove Nastasescu. Si tratta di una delle opere di un più ampio progetto La pietra e il mare, realizzato nei primi anni ‘90 del secolo scorso, con l’intento di dar vita a un museo di sculture contemporanee a cielo aperto collocate nei diversi percorsi verdi del tessuto urbano della città.
Le Fontane di Tonino Guerra
Le originali fontane in mosaico, ceramica, vetro e ferro battuto sono la firma che il poeta Tonino Guerra ha lasciato in diverse città, da Santarcangelo di Romagna a Riccione, da Cervia a Sogliano al Rubicone, passando per Poggio Berni, Sant’Agata Feltria e Torriana. A Santarcangelo, la nuova fontana nella Piazza Ganganelli è caratterizzata da una grande pigna. Inaugurata nel marzo 2015, nel terzo anniversario della scomparsa di Guerra, la fontana appartiene ai suoi ‘Progetti Sospesi’. A Riccione ecco Il Bosco della Pioggia, suggestiva fontana che domina Piazzale Roma citazione della pesca e del mare, con sei grandi colonne di vetro naturale stratificato che reggono sette reti da pesca da cui gocciola la pioggia, producendo un musicale ticchettio. Da non perdere a Sogliano sul Rubicone la Fontana delle Farfalle, creazione con una splendida farfalla che spicca il volo da un tappeto di mosaico multicolore nei toni del rosso, arancio e giallo oro. Ancora Tappeto sospeso di Cervia, uno specchio d’acqua sul quale si libra un tappeto di mosaico che trasporta alcuni cumuli di sale e un ciuffo di canne, omaggio alla civiltà salinara cervese.
A Cesenatico infine, dopo la scomparsa di Guerra, è stata inaugurata presso i Giardini del Mare, l’opera la Cattedrale delle foglie realizzata dallo scultore del ferro Aurelio Brunelli da un’idea di Tonino Guerra che rappresenta un omaggio alla natura.
Da Rimini a Morciano di Romagna alla scoperta di Arnaldo Pomodoro
A Morciano di Romagna, in piazza Boccioni, un’opera monumentale è Colpo d’Ala del maestro Arnaldo Pomodoro, recentemente restaurata. Al centro di una vasca è collocata la scultura del noto artista contemporaneo, nato a Morciano, che l’ha dedicata al pittore futurista Umberto Boccioni, anch’egli di origini locali. Spostandosi a Rimini, situato in prossimità dell’ingresso monumentale del cimitero cittadino che accoglie le sepolture di Federico Fellini, della moglie e attrice Giulietta Masina e del figlio Pierfederico (morto a pochi giorni dalla nascita), si trova un’altra scultura realizzata da Arnaldo Pomodoro. E’ La grande Prua, composta da due pareti triangolari affiancate e conficcate nel terreno, realizzate secondo la riconoscibile poetica dell’autore. Il profilo metallico di sezione triangolare funge da canalizzazione per l’acqua che sgorga in corrispondenza della scultura stessa che sembra emergere, in tal modo, dallo specchio d’acqua.
A Rimini la bellezza è en plein air
La bellezza all’aria aperta è a Rimini dove una scultura di grande suggestione rappresenta il Maestro del cinema Federico Fellini. Vicino al ponte di via Coletti tra Rivabella e San Giuliano la statua proietta un’ombra che è la sagoma del grande regista riminese con il cappello in testa. L’opera dell’artista polacco Krysztof Bednarski è più di una scultura si potrebbe definire un’istallazione site specific. Ogni giorno dalle 12 alle 14, ma lo si può vedere anche di notte grazie a una illuminazione ad hoc, il Maestro riappare in uno dei luoghi più felliniani di Rimini, fra le brezze salate e le nebbie evanescenti del Marecchia.
In piazzetta Zavagli, in centro a Rimini, si trova l’Anello Ritrovato di Mauro Staccioli, uno dei più importanti e geniali artisti italiani del secondo Novecento. Questo raffinato e rigoroso interprete di un minimalismo che da geometrico sapeva divenire sentimentale, ha realizzato la scultura per Rimini in relazione con un episodio presente nella prima edizione di Amarcord. Si trattava di un fatto realmente accaduto proprio in quella piazzetta in passato quando un servitore dei conti Zavagli si immerse nel pozzo per recuperare l’anello caduto alla giovane contessina. L’opera forgiata in una calibrata e possente struttura in acciaio, può essere ruotato con la forza di un dito e, in questi anni, le sue infinite variabili di visione lo hanno fatto divenire un simbolo della città.
Lo scultore Claudio Ballestracci è invece l’autore dell’opera posizionata nella rotonda dell’incrocio tra via Dario Campana e via Toni, nei pressi dell’ex macello di Rimini. La struttura in metallo ideata, costruita e montata da Ballestracci ne interpreta il cuore della personale ricerca artistica: la luce, l’elettricità, la simbiosi alchemica con elementi composti e naturali. La scultura è un piccolo prato abitato da due letti con le gambe lunghissime, è una camera d’albergo sprovvista di soffitto e pareti, una stanza aperta e ospitale, il soffitto è il cielo sopra Rimini.
Sotto il cavalcavia della statale 16 Adriatica con via Marecchiese, è collocata la scultura L’Albero della luce creata da Nikki Rodgerson della Mutoid Waste Company composta da 300 fanali recuperati da auto usate in cui alloggiano lampade led per illuminare ed impreziosire l’opera stessa nelle ore notturne. L’opera, seguendo le regole della poetica dei Mutoid, sfrutta solo elementi di origine industriale assemblati in una forma che rappresenta quella di un albero che affonda le sue radici nell’idea del riuso e si anima in un effetto luminoso al buio.
Le sculture di ferro di Mutonia a Santarcangelo (Rn)
A pochi chilometri da Santarcangelo ha sede Mutonia, museo a cielo aperto che quest’anno compie 30 anni e raccoglie in mezzo alla natura di un parco sculture molto particolari. Si tratta del luogo in cui vivono e lavorano i componenti della Mutoid Waste Company, un gruppo di artisti nomadi che riciclano materiali di scarto per costruire grandi opere. Creano installazioni utilizzando soprattutto metalli di scarto e queste splendide sculture (che ricordano il celebre film Mad Max), anche di grandi dimensioni, ora affollano quest’area aperta al pubblico gratuitamente dalla mattina alla sera (https://www.facebook.com/ProMutoid/).
A Ferrara diverse sculture e l’opera di Gaetano Pesce
Una “poltrona” rosa carne, trafitta da 400 frecce e sei teste di animali predatori (cobra, tigre, iena, coccodrillo, leone e lupo). È La Maestà sofferente, opera dell’artista Gaetano Pesce, collocata nell’area verde interna della sede Fiere e Congressi alta otto metri, larga dieci e lunga dodici, ispirata alle forme delle veneri paleolitiche. Lo scultore l’ha ideata come allegoria del pregiudizio maschile nei confronti della donna e l’ha recentemente donata a Ferrara. In Piazzale S. Giovanni svetta “Il grande Metafisico” fusione in bronzo, ispirata a Giorgio De Chirico ma realizzata nel 1985 da Maurizio Bonora. E ancora: il Monumento ai Caduti del Mare si trova all’inizio di Via Pomposa-angolo Via Caldirolo, si tratta di una prua di nave realizzata in metallo e la scultura Cavallo in bronzo, alta 2 mt e mezzo, di Mario Piva in stile futurista, situata nella rotonda dell’asse Via Kennedy-Via Bologna.
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07 Maggio 2021