Con l’ingresso dell’Anguria Reggiana sono saliti a 44 i prodotti tra Dop e Igp dell’Emilia Romagna – Si tratta di un paniere unico che ci rende leader in Europa – Le eccellenze regionali sono apprezzate in tutto il mondo: dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano, dall’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e di Reggio Emilia al Culatello, dall’olio di Brisighella al Formaggio di Fossa di Sogliano, fino alla piadina, la Salama da Sugo e il Pampapato
L’Emilia Romagna consolida il proprio primato in Europa per numero di specialità enogastronomiche a marchio di qualità Dop e Igp. Con l’ingresso dell’Anguria Reggiana nella lista degli Igp, infatti, sono saliti a 44 i prodotti d’eccellenza nati dalla sapienza e dalla tradizione dell’Emilia Romagna.
L’Anguria Reggiana, ultima entrata a far parte dell’hit parade delle eccellenze regionali, è il primo prodotto Igp conquistato dalla provincia di Reggio Emilia e – come precisa la Coldiretti reggiana – è anche il primo Igp europeo riconosciuto ad un’anguria. La caratteristica che identifica l’Anguria Reggiana è il sapore, particolarmente dolce della polpa, legato al tenore zuccherino. La zona di produzione comprende l’intera superficie dei Comuni di Bagnolo in Piano, Cadelbosco di Sopra, Campagnola, Castelnovo Sotto, Correggio, Fabbrico, Novellara, Poviglio, Rio Saliceto, S. Martino in Rio e parte della superficie dei Comuni di Boretto, Brescello, Campegine, Gattatico, Gualtieri, Guastalla, Reggio Emilia, Reggiolo, Rolo, Rubiera.
In precedenza erano stati altri due prodotti Igp a incrementare il “bottino” regionale: i Cappellacci di Zucca ferraresi, pasta fresca all’uovo ripiena di polpa di zucca gialla “violina”, con l’aggiunta di formaggio grattugiato, pangrattato, noce moscata e zucchero e il
Pampapato, o Pampepato, che risale all’epoca degli Estensi ed è un dolce da forno modellato a forma di copricapo cardinalizio, realizzato con farina, zucchero, canditi, frutta secca, cacao, spezie e ricoperto con cioccolato fondente extra. La zona di produzione è quella dell’intero territorio della provincia di Ferrara. Prima ancora erano state premiate la Salama da Sugo, composta da una miscela di carni suine aromatizzate e insaccate, tipico della provincia di Ferrara, e la Piadina Romagnola. Per quello che riguarda quest’ultima, il disciplinare di produzione riconosciuto dall’Unione europea differenzia le diverse tipologie, disponendo un’etichettatura specifica per quella “alla riminese”, più sottile e larga, e concedendo un’ulteriore riconoscibilità alla “piadina romagnola” ottenuta con processi per la maggior parte manuali, tipica dei chioschi. L’area di produzione corrisponde al territorio delle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e, in parte, di Bologna.
L’Emilia Romagna può vantare 19 marchi Dop (Denominazione d’origine protetta relativa a prodotti per i quali tutta la fase produttiva, compreso l’approvvigionamento della materia prima, avviene in un’area geografica delimitata) e 25 prodotti IGP (Indicazione Geografica Protetta relativa a beni per i quali il legame tra area geografica e standard di produzione può limitarsi a una sola fase del processo produttivo). Fra i prodotti Dop più famosi troviamo quattro grandi formaggi come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Formaggio di Fossa di Sogliano, lo Squacquerone di Romagna, la cui area di produzione comprende tutte le province romagnole, la provincia di Bologna e parte della provincia di Ferrara. A questi prodotti va aggiunta la Casciotta di Urbino, ma anche salumi unici come il Prosciutto di Parma, quello di Modena e il Culatello di Zibello.
In questo prestigioso elenco Piacenza può vantare la sua Coppa, il Salame e la Pancetta. Non vanno dimenticati il Provolone Valpadana e i Salamini italiani alla cacciatora. Dal suo scrigno delle Dop, l’Emilia Romagna può estrarre anche l’olio extra vergine d’oliva di Brisighella e quello delle Colline di Romagna. Impossibile non ricordare lo squisito Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e quello di Reggio Emilia. Chi li produce è sorretto da una passione tramandata di padre in figlio. Tra i prodotti Dop ci sono anche l’Aglio di Voghiera, località della provincia di Ferrara, e la Patata di Bologna: la sua coltivazione è legata al territorio bolognese da molto tempo.
I prodotti Igp sono 25 grazie, appunto, all’ultimo ingresso dell’Anguria Reggiana. In precedenza il riconoscimento Igp era andato ai Cappellacci di Zucca ferraresi, al Pampapato, alla Piadina Romagnola, alla Salama da Sugo, all’Agnello del centro Italia (con allevamenti nelle province di Bologna, Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna e in parte in quelle di Modena, Reggio Emilia e Parma) che ha fatto seguito a quello del Salame Felino, tipico della provincia di Parma e al riconoscimento attribuito alla Ciliegia di Vignola e alla Coppa di Parma. Tra le altre eccellenze ci sono la Mortadella Bologna, lo Zampone e il Cotechino di Modena, il Vitellone bianco dell’Appennino centrale, il Salame Cremona, l’Asparago verde di Altedo (la zona di produzione comprende la provincia di Ferrara e la parte della provincia di Bologna a nord della via Emilia), lo Scalogno di Romagna (con questo nome si designa esclusivamente il bulbo cipollino della specie Allium Ascalonicum), il Fungo di Borgotaro, il Marrone di Castel del Rio (la zona di produzione comprende i comuni di Castel del Rio, Fontanelice, Casalfiumanese e Borgo Tossignano della Comunità montana Valle del Santerno, nell’imolese), le Pere dell’Emilia Romagna, Pesca e Nettarina di Romagna e il Melone Mantovano che, malgrado abbia la sua origine storica in Lombardia, è coltivato su una parte rilevante dell’Emilia Romagna: lo troviamo in diversi comuni della provincia di Modena (Concordia, Mirandola, San Felice sul Panaro), di Bologna (Crevalcore, Galliera, San Giovanni in Persiceto) e di Ferrara (Bondeno, Cento, Sant’Agostino).
Tra gli Igp spicca anche la Coppia ferrarese, un pane a pasta dura, tipico dell’intera provincia di Ferrara. Unica è la sua forma: due pezzi di pasta legati assieme a forma di nastro nel corpo centrale, ciascuno con le estremità ritorte in modo da formare un ventaglio di quattro corna. Che sia un pane storico è documentato dai preventivi di spesa per la tavola del principe Alfonso II (futuro Duca) e del fratello Luigi, redatti nel 1547: viene, infatti, citato come il “pane intorto”. Tra i prodotti Igp da registrare anche l’Aceto Balsamico di Modena da non confondersi con quello Tradizionale Dop: pur nelle loro differenze, entrambi offrono la massima garanzia europea in termini di provenienza, sicurezza, genuinità. Della lista degli Igp fanno parte anche il riso del Delta del Po, coltivato in circa 950 ettari di terreno tra i comuni di Ferrara e di Rovigo, in Veneto, e le Amarene brusche di Modena, prima confettura a fregiarsi del marchio Igp.
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23 Gennaio 2017